Misure per il contrasto dell'abbandono delle aree interne e la valorizzazione del territorio
- Pubblicato il 25 Marzo 2025
- da Istituto Omnicomprensivo G. N. D'Agnillo, Agnone (IS)

- Relazione
- Testo presentato
- Emendamenti
- Testo finale
Titolo del disegno di legge: Misure atte a contrastare l'abbandono delle aree interne
Onorevoli Senatori.
L’abbandono dei paesi delle aree interne è un fenomeno complesso e preoccupante che riguarda molte regioni italiane ed aree dell'entroterra montano. Questo processo si è intensificato negli ultimi decenni, causando profonde trasformazioni sociali, economiche ed ambientali.
Il fenomeno è stato trattato in passato con molteplici interventi normativi ma, purtroppo, le iniziative intraprese per contrastare il fenomeno non hanno dato i risultati attesi e le aree interne appaiono sempre più abbandonate e destinate ad un lento ma inesorabile declino. Il fenomeno non presenta segni di una inversione di tendenza.
Le cause dell’abbandono delle aree interne sono da individuare nello spopolamento e invecchiamento della popolazione, nel declino economico, nell'isolamento geografico e nella costante riduzione dei servizi.
I giovani continuano a lasciare i piccoli centri per trasferirsi nelle città in cerca di opportunità lavorative, servizi migliori e un’apparente migliore qualità della vita.
Il fenomeno del calo delle nascite interessa l’intero territorio nazionale, ma nelle aree interne assume proporzioni drammatiche con un progressivo e velocissimo invecchiamento della popolazione.
Settori tradizionali come l’agricoltura e l’artigianato hanno perso rilevanza, rendendo difficile per gli abitanti locali trovare occupazioni redditizie. L’orografia del territorio, solitamente accidentata nelle aree interne, rende complessa e non competitiva la produzione agricola. Il conseguente abbandono delle campagne aumenta il rischio di frane, incendi e degrado ambientale.
La mancanza di infrastrutture di collegamento e, ancor peggio, la mancata manutenzione di quelle esistenti, scoraggia nuovi investimenti, distanzia le comunità ed esclude gli abitanti delle aree interne dall’accesso ai servizi essenziali come sanità, istruzione e commercio.
Da decenni si assiste alla continua chiusura di scuole, ospedali, negozi e uffici. Le popolazioni delle aree interne vivono una condizione di disagio sociale ed economico sempre maggiore che spinge costantemente le persone ad abbandonare il territorio.
L’abbandono delle aree interne significa anche perdita di patrimonio di culture, tradizioni, degrado di edifici storici. In sintesi, genera la perdita della memoria storica di intere comunità. Nell’arco temporale di un solo decennio molti paesini saranno completamente disabitati e si assisterà alla trasformazione dei centri abitati in veri e propri “paesi fantasma”.
Le piccole comunità vivono questo fenomeno come un vero dramma e, visto il fallimento delle iniziative e delle scelte politiche fin qui adottate, riteniamo che siano i giovani e gli studenti i portavoce del loro forte disagio.
Crediamo che sia giusto affidare alle nuove generazioni la ricerca di soluzioni innovative ed intelligenti capaci di dare una risposta alle esigenze delle aree interne e, soprattutto, con misure differenti da quelle finora adottate.
In questo disegno di legge saranno proprio i giovani a delineare il loro futuro, a suggerire misure alternative ed innovative capaci di portare ad una inversione di tendenza.
Le nuove generazioni sono capaci di leggere le grandi potenzialità che si nascondono nelle aree interne. I giovani sono consapevoli che i velocissimi cambiamenti della società, le nuove tecnologie, la comunicazione, fanno delle aree interne un luogo di opportunità. Essi sono capaci di cogliere gli aspetti positivi di una vita fatta di rapporti umani, di vicinanza e di affetti.
Sono capaci di cogliere il valore qualitativo del tempo e saranno capaci di convertire quelle che sono sempre state percepite come delle debolezze in nuove opportunità.
La natura ed il paesaggio saranno l’antidoto alla sovrappopolazione delle città, al traffico, all’inquinamento. I rapporti umani e la sicurezza saranno l’antidoto alla criminalità dei grandi centri urbani e alla solitudine degli abitanti.
Il patrimonio immobiliare a basso costo deve essere visto come una nuova opportunità di impresa con bassi costi di investimento e sicurezza.
Le nuove generazioni sono capaci di leggere queste nuove opportunità che le aree interne propongono ma richiedono a gran voce che le istituzioni garantiscano almeno i servizi essenziali.
Il disegno di legge articola proposte di intervento su cinque direttrici principali:
Misure atte a garantire i servizi sanitari essenziali
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è istituito quale strumento fondamentale per l’esercizio del diritto alla salute, come sancito dall’art. 32 della Costituzione, e si articola in un sistema pubblico, universale, uguale e gratuito, garantendo a tutti i cittadini l’accesso alle prestazioni sanitarie senza discriminazioni. Ogni paziente ha, quindi, il diritto di ricevere cure in modo tempestivo, adeguato, e nel rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona, in conformità con la Carta dei diritti dei pazienti.
Si propongono interventi atti a:
garantire i servizi essenziali di emergenza sul territorio con ambulanze ed postazioni di elisoccorso con medici a bordo capaci di intervenire tempestivamente e trasferire i pazienti in centri di cura attrezzati;
garantire la presenza di unità di pronto soccorso nelle aree meno collegate e soggette a interruzioni di collegamento viario a causa avverse condizioni meteo;
garantire l’attivazione di ambulatori attrezzati per servizi di telemedicina
garantire servizi di monitoraggio continuo da remoto dei pazienti;
offrire incentivi economici, agevolazioni e sgravi fiscali per i professionisti sanitari che scelgono di lavorare nelle aree interne
finanziare con specifiche borse di studio il percorso formativo universitario di professionisti sanitari residenti nelle aree interne che scelgono prioritariamente di lavorare nelle loro comunità di origine.
Misure atte ad incentivare la creazione di posti di lavoro nelle aree interne
L’abbandono delle aree interne è dovuto principalmente alla mancanza di opportunità di lavoro. Al tal proposito si propongono misure a sostegno delle imprese che attivino o che trasferiscano la propria attività nelle aree interne impiegando personale ivi residente. Tali misure sono:
Riduzione di imposte locali;
Riduzione dei contributi assicurativi e previdenziali ai nuovi assunti residenti nelle aree interne.
Riduzione delle imposte sui redditi aziendali per le attività che si attivino o si insedino nelle aree interne e che impieghino personale ivi residente.
Misure a sostegno delle famiglie residenti nelle aree interne
La tassazione sugli immobili, così come le spese energetiche incidono fortemente sui costi sostenuti dalle famiglie. Spesso nelle aree interne si vivono stagioni invernali rigide che richiedono delle spese spesso insostenibili. Anche la tipologia di immobili dei centri urbani ed in particolar modo dei centri storici, richiede delle spese importanti a cui però fa riscontro una costante diminuzione del valore immobiliare.
A tal proposito si propone:
L’eliminazione delle imposte locali sugli immobili per residenti nelle aree interne.
L’eliminazione delle imposte sui costi energetici delle famiglie residenti nelle aree interne.
La detrazioni fiscali per ristrutturazioni e riqualificazione energetica sugli immobili residenziali nei comuni delle aree interne.
Misure a sostegno dei trasporti e della mobilità semplice ed efficiente
La carenza dei trasporti nelle aree soggette a spopolamento è un problema significativo, in quanto rende difficile la mobilità quotidiana e limita le opportunità di lavoro e socializzazione per i residenti. I servizi di trasporto sono spesso di antica concezione e inadeguati alla domanda di mobilità sostenibile. Una soluzione "intelligente" potrebbe effettivamente essere quella di liberalizzare e modernizzare i servizi di trasporto, introducendo soluzioni più flessibili e tecnologiche, come quelle che sono ormai la regola nelle grandi città.
A tal proposito si propone:
Liberalizzazione dei Servizi di ride-hailing e facilitazione delle procedure amministrative per favorirne l’operatività e introdurre contributi diretti o sussidi per i residenti che utilizzano tali servizi;
Creare reti di trasporto intercomunali tramite piattaforme di ride-hailing per consentire ai residenti di spostarsi facilmente tra comuni limitrofi
Attivazione da parte delle amministrazioni comunali o provinciali di servizi di condivisione di auto (car-sharing), biciclette o scooter, mettendo a disposizione veicoli in località strategiche (come piazze centrali o fermate di bus) utilizzando solo veicoli a basso impatto ambientale.
Attivazione di piattaforme per il “trasporto condiviso tra privati”(car-pooling) con incentivi economici, come rimborsi per le spese di viaggio o riduzioni sulle tariffe dei parcheggi, per incoraggiarne l’utilizzo tra i residenti.
Misure a sostegno del lavoro agile (smart working)
L’introduzione e la promozione dello smart working nelle aree soggette a spopolamento richiede un approccio integrato, che combini incentivi fiscali, miglioramento delle infrastrutture, sostegno alla formazione e politiche locali per attrarre lavoratori e aziende. Creare un ambiente favorevole al lavoro a distanza può contribuire non solo a contrastare lo spopolamento, ma anche a stimolare lo sviluppo economico e sociale di queste aree, permettendo ai giovani e alle famiglie di vivere in luoghi più tranquilli e sostenibili, senza rinunciare a opportunità professionali moderne.
A tal proposito si propongono:
Politiche per lavoratori
Offrire agevolazioni fiscali e incentivi economici o logistici a chi decide di trasferirsi in un comune che promuove il lavoro da remoto, come contributi per il trasloco e mobilità.
Contributi o detrazioni per l'acquisto di strumenti necessari per lo smart working, come computer, connessione internet veloce e arredamenti per uffici domestici, per incentivare i lavoratori a stabilirsi o restare in queste aree.
Creare spazi di co-working a tariffe agevolate. Questi spazi potrebbero fungere da punto di incontro per networking e scambio di idee tra professionisti.
Politiche per Aziende e Datori di Lavoro
Incentivi per le aziende che promuovono lo smart working dei propri dipendenti nelle aree interne.
Promuovere accordi tra amministrazioni locali e aziende per facilitare la creazione di posti di lavoro da remoto, specialmente in settori come l'IT, il marketing digitale, la consulenza e il supporto clienti.
Incentivare la creazione di incubatori di impresa e acceleratori di startup in collaborazione con università e centri di ricerca, che potrebbero favorire lo sviluppo di nuove idee di business digitali e progetti legati al lavoro da remoto.
Promozione delle aree interne come destinazioni ideali per il lavoro da remoto. Creare campagne di marketing che attraggano professionisti e famiglie a stabilirsi in queste zone, sottolineando i vantaggi di un ambiente di lavoro rilassato e produttivo.
Centri di aggregazione per i giovani nei Comuni delle aree interne
Creare spazi e opportunità che stimolino la partecipazione, l'inclusione sociale e lo sviluppo di competenze. Le strutture di aggregazione per i giovani non solo servono come punti di incontro, ma possono diventare anche centri di innovazione, cultura e supporto. Strutture accessibili, versatili e ben integrate con il contesto locale, che offrano non solo opportunità di svago, ma anche di crescita personale e professionale, aiutando i giovani a sviluppare competenze pratiche, a entrare in contatto con la comunità e a sentirsi parte di un progetto comune di rinascita territoriale.
DISEGNO DI LEGGE
Misure atte a contrastare l'abbandono delle aree interne
CAPO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1
(Finalità e ambito di applicazione)
La presente legge ha la finalità di contrastare il fenomeno dell'abbandono delle aree interne del territorio nazionale attraverso interventi mirati al mantenimento e al ripopolamento di tali aree, favorendo il miglioramento della qualità della vita dei residenti, l'incremento dei servizi essenziali e lo sviluppo economico sostenibile. Ai fini della presente legge, sono considerate "aree interne" i territori caratterizzati da significativa distanza dai centri di offerta di servizi essenziali, da processi di spopolamento e invecchiamento della popolazione, da declino economico e isolamento geografico, come individuati dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne. Le misure previste dalla presente legge sono attuate nel rispetto dei principi di coesione sociale, pari opportunità e sostenibilità ambientale.
Art. 2
(Istituzione del Fondo per la Rinascita delle Aree Interne)
È istituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze il "Fondo per la Rinascita delle Aree Interne", con una dotazione iniziale di 500 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025, destinato al finanziamento degli interventi previsti dalla presente legge. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con i Ministri interessati, sono stabiliti i criteri e le modalità di accesso al Fondo da parte degli enti locali situati nelle aree interne.
CAPO II
SERVIZI SANITARI ESSENZIALI
Art. 3
(Potenziamento dei servizi sanitari di emergenza)
Al fine di garantire il diritto alla salute nelle aree interne, è istituito un programma straordinario per il potenziamento dei servizi sanitari di emergenza che prevede:
a) l'implementazione di una rete di ambulanze con personale medico a bordo, con almeno un mezzo ogni 5.000 abitanti o frazione superiore a 2.500;
b) la realizzazione di nuove postazioni di elisoccorso, assicurando la copertura dell'intero territorio delle aree interne con tempi di intervento non superiori a 20 minuti;
c) l'attivazione di unità mobili di pronto intervento in grado di raggiungere le località più isolate. Per l'attuazione del programma di cui al comma 1, è autorizzata la spesa di 100 milioni di euro annui a valere sul Fondo di cui all'articolo 2.
Art. 4
(Unità di pronto soccorso nelle aree a rischio isolamento)
Nelle aree interne soggette a frequenti interruzioni dei collegamenti viari a causa di avverse condizioni meteorologiche, è garantita la presenza di almeno un'unità di pronto soccorso attrezzata per prestazioni di base e di stabilizzazione dei pazienti. Le Regioni, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individuano le aree a rischio isolamento e predispongono un piano per l'attivazione o il potenziamento delle unità di pronto soccorso.
Art. 5
(Telemedicina e monitoraggio remoto)
Al fine di garantire l'accesso alle cure anche nelle località più isolate, è istituito un programma nazionale per lo sviluppo della telemedicina nelle aree interne che prevede:
a) l'attivazione di ambulatori attrezzati per servizi di telemedicina in ogni comune delle aree interne;
b) sistemi di monitoraggio continuo da remoto per i pazienti con patologie croniche;
c) l'implementazione di piattaforme digitali per consulti specialistici a distanza.
Per l'attuazione del programma di cui al comma 1, è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro annui a valere sul Fondo di cui all'articolo 2.
Art. 6
(Incentivi per i professionisti sanitari)
Ai professionisti sanitari che esercitano la propria attività nei comuni delle aree interne per almeno tre anni consecutivi sono riconosciuti:
a) un'indennità di disagiata residenza pari al 30 per cento della retribuzione;
b) un credito d'imposta pari al 50 per cento delle spese sostenute per l'acquisto, la ristrutturazione o la locazione dell'immobile da adibire a prima abitazione nel comune in cui prestano servizio;
c) l'esenzione dal pagamento dell'imposta municipale propria (IMU) per l'immobile adibito a prima abitazione.
Le agevolazioni di cui al comma 1 sono riconosciute anche ai professionisti sanitari che esercitano la propria attività in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
Art. 7
(Borse di studio per studenti di medicina e professioni sanitarie)
È istituito un programma di borse di studio destinate a studenti residenti nelle aree interne che si iscrivono a corsi di laurea in medicina e chirurgia o nelle professioni sanitarie. Le borse di studio di cui al comma 1 coprono integralmente le tasse universitarie e prevedono un contributo annuo di 10.000 euro per tutta la durata del corso di studi. I beneficiari delle borse di studio di cui al comma 1 si impegnano a esercitare la professione per almeno cinque anni in un comune delle aree interne, preferibilmente nella comunità di origine. In caso di mancato rispetto dell'impegno di cui al comma 3, il beneficiario è tenuto alla restituzione integrale dell'importo percepito.
CAPO III
INCENTIVI OCCUPAZIONALI E FISCALI
Art. 8
(Incentivi per la creazione di posti di lavoro)
Alle imprese che attivano o trasferiscono la propria attività nei comuni delle aree interne e che assumono personale ivi residente con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, è riconosciuto, per un periodo di cinque anni, un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, nel limite massimo di 8.000 euro annui per ciascun lavoratore assunto. Le imprese di cui al comma 1 beneficiano altresì di una riduzione dell'aliquota dell'imposta sul reddito delle società (IRES) di 10 punti percentuali per i primi cinque anni di attività.
Art. 9
(Riduzione delle imposte locali)
I comuni delle aree interne possono ridurre fino all'azzeramento le aliquote dei tributi di propria competenza per le imprese che avviano o trasferiscono la propria attività nel territorio comunale, assumendo personale residente nelle aree interne. Ai comuni che si avvalgono della facoltà di cui al comma 1 è riconosciuto un contributo compensativo a valere sul Fondo di cui all'articolo 2, secondo criteri e modalità stabiliti con decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
CAPO IV
SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE RESIDENTI
Art. 10
(Esenzioni fiscali per gli immobili residenziali)
A decorrere dall'anno 2025, gli immobili adibiti ad abitazione principale e relative pertinenze, situati nei comuni delle aree interne, sono esenti dal pagamento dell'imposta municipale propria (IMU). Ai comuni che subiscono una riduzione di gettito in conseguenza dell'applicazione del comma 1 è riconosciuto un contributo compensativo a valere sul Fondo di cui all'articolo 2.
Art. 11
(Agevolazioni sui costi energetici)
Alle famiglie residenti nei comuni delle aree interne è riconosciuta una riduzione del 50 per cento degli oneri generali di sistema e delle accise sui consumi di energia elettrica e gas naturale. Per i comuni delle aree interne situati in zone climatiche E ed F, la riduzione di cui al comma 1 è elevata al 70 per cento per i consumi effettuati nel periodo di accensione degli impianti di riscaldamento.
Art. 12
(Incentivi per la riqualificazione degli immobili)
Ai soggetti che effettuano interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica su immobili residenziali situati nei comuni delle aree interne è riconosciuta una detrazione dall'imposta lorda pari al 75 per cento delle spese documentate, fino a un ammontare complessivo non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare. La detrazione di cui al comma 1 è ripartita in cinque quote annuali di pari importo ed è cumulabile con altre agevolazioni previste dalla normativa vigente.
CAPO V
MOBILITÀ E TRASPORTI
Art. 13
(Liberalizzazione dei servizi di trasporto)
Al fine di migliorare la mobilità nelle aree interne, sono semplificate le procedure amministrative per l'avvio di servizi di trasporto flessibili, inclusi i servizi di ride-hailing, nelle aree interne. Ai residenti nei comuni delle aree interne che utilizzano servizi di trasporto a chiamata è riconosciuto un contributo pari al 50 per cento della spesa sostenuta, nel limite massimo di 1.000 euro annui.
Art. 14
(Reti di trasporto intercomunali)
È istituito un programma per la creazione di reti di trasporto intercomunali nelle aree interne, basate su piattaforme digitali di ride-hailing, finalizzate a garantire collegamenti efficaci tra comuni limitrofi. Per l'attuazione del programma di cui al comma 1, è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro annui a valere sul Fondo di cui all'articolo 2.
Art. 15
(Mobilità condivisa)
I comuni delle aree interne, anche in forma associata, attivano servizi di car-sharing, bike-sharing o scooter-sharing con veicoli a basso impatto ambientale, collocati in punti strategici del territorio. Per l'acquisto dei veicoli destinati ai servizi di cui al comma 1, è concesso ai comuni un contributo fino all'80 per cento della spesa sostenuta.
Art. 16
(Incentivi al car-pooling)
Ai residenti nei comuni delle aree interne che condividono viaggi regolari con altri residenti attraverso piattaforme di car-pooling certificate è riconosciuto un credito d'imposta pari al 50 per cento delle spese di carburante sostenute. I comuni delle aree interne individuano aree di parcheggio gratuito riservate ai veicoli utilizzati per il car-pooling.
CAPO VI
PROMOZIONE DEL LAVORO AGILE
Art. 17
(Incentivi per i lavoratori in smart working)
Ai lavoratori dipendenti che trasferiscono la propria residenza nei comuni delle aree interne e che svolgono la propria attività in modalità di lavoro agile per almeno il 60 per cento dell'orario lavorativo mensile è riconosciuto:
a) un contributo una tantum di 5.000 euro per le spese di trasloco;
b) un credito d'imposta pari al 50 per cento delle spese sostenute, fino a un massimo di 2.000 euro annui, per l'acquisto di strumenti informatici, tecnologici e arredi necessari per l'allestimento della postazione di lavoro domiciliare;
c) un credito d'imposta pari al 100 per cento delle spese sostenute, fino a un massimo di 1.000 euro annui, per servizi di connessione a internet a banda ultra larga.
Art. 18
(Spazi di co-working)
I comuni delle aree interne, anche in forma associata, realizzano spazi di co-working dotati di connessione a internet a banda ultra larga, attrezzature informatiche e servizi di supporto professionale. Per la realizzazione degli spazi di cui al comma 1, è riconosciuto ai comuni un contributo fino all'80 per cento della spesa sostenuta, nel limite massimo di 200.000 euro per ciascun intervento.
Art. 19
(Incentivi per le aziende)
Alle imprese che promuovono forme di lavoro agile per i propri dipendenti residenti nei comuni delle aree interne è riconosciuto un credito d'imposta pari al 30 per cento delle spese sostenute per l'adeguamento tecnologico necessario a consentire lo svolgimento dell'attività lavorativa da remoto. Il credito d'imposta di cui al comma 1 è riconosciuto nel limite massimo di 5.000 euro annui per ciascun dipendente che svolge la propria attività in modalità di lavoro agile.
Art. 20
(Incubatori di impresa e acceleratori di startup)
Nelle aree interne sono istituiti, in collaborazione con università e centri di ricerca, incubatori di impresa e acceleratori di startup specializzati in settori innovativi e digitali. Per la realizzazione degli incubatori e acceleratori di cui al comma 1, è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro annui a valere sul Fondo di cui all'articolo 2.
Art. 21
(Promozione delle aree interne)
È istituito presso il Ministero del Turismo un programma di promozione delle aree interne come destinazioni ideali per il lavoro da remoto, finalizzato ad attrarre professionisti e famiglie. Per l'attuazione del programma di cui al comma 1, è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro annui a valere sul Fondo di cui all'articolo 2.
CAPO VII
CENTRI DI AGGREGAZIONE GIOVANILE
Art. 22
(Realizzazione di centri di aggregazione per i giovani)
I comuni delle aree interne, anche in forma associata, realizzano centri di aggregazione giovanile, quali spazi polifunzionali destinati all'incontro, alla socializzazione, alla formazione e allo svolgimento di attività culturali, sportive e ricreative. Per la realizzazione dei centri di cui al comma 1, è riconosciuto ai comuni un contributo fino all'80 per cento della spesa sostenuta, nel limite massimo di 300.000 euro per ciascun intervento.
Art. 23
(Attività e servizi dei centri di aggregazione)
I centri di aggregazione giovanile di cui all'articolo 22 assicurano:
a) attività formative ed educative, compresi corsi di informatica, lingue straniere e competenze professionali;
b) laboratori artistici, culturali e creativi;
c) spazi per lo studio e la formazione a distanza, dotati di connessione a internet a banda ultra larga;
d) attività sportive e ricreative;
e) consulenze per l'orientamento scolastico, universitario e professionale;
f) supporto all'imprenditorialità giovanile.
Per la gestione dei centri di aggregazione giovanile, è riconosciuto ai comuni un contributo annuo fino al 70 per cento delle spese di gestione.
CAPO VIII
DISPOSIZIONI FINALI
Art. 24
(Monitoraggio e valutazione degli interventi)
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze, di concerto con i Ministeri interessati, predispone un sistema di monitoraggio e valutazione degli interventi previsti dalla presente legge. Entro il 30 giugno di ciascun anno, il Ministro dell'Economia e delle Finanze presenta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione della presente legge e sull'efficacia degli interventi realizzati.
Art. 25
(Consulta dei giovani delle aree interne nella Cabina di Regia)
È istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la Consulta dei giovani delle aree interne, organo consultivo composto da rappresentanti delle associazioni giovanili operanti nei comuni delle aree interne, con il compito di formulare proposte e pareri sugli interventi previsti dalla presente legge. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità di funzionamento della Consulta di cui al comma 1 e la sua partecipazione alla Cabina di regia per il coordinamento degli interventi nelle aree interne, istituita nel 2023 con il decreto - legge n. 124 (“Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione”).
Art. 26
(Copertura finanziaria)
Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, pari a 500 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88.
Art. 27
(Entrata in vigore)
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Approfondimento
APPROFONDIMENTO
al Disegno di Legge recante "Misure atte a contrastare l'abbandono delle aree interne"
Il presente disegno di legge propone un approccio organico e multidimensionale al problema dello spopolamento delle aree interne, superando la logica degli interventi settoriali e frammentari che ha caratterizzato le politiche passate.
La sfida del ripopolamento delle aree interne non può essere affrontata con un approccio esclusivamente compensativo o assistenziale, ma richiede una strategia di sviluppo capace di valorizzare le specificità di questi territori, trasformandole da vincoli in opportunità.
Le misure proposte puntano a creare le condizioni di base per invertire le dinamiche di abbandono, garantendo l'accessibilità ai servizi essenziali e creando opportunità economiche e sociali per i residenti attuali e potenziali.
Un elemento qualificante del disegno di legge è il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni, attraverso l'istituzione della Consulta dei giovani delle aree interne, nella convinzione che siano proprio i giovani i principali protagonisti di una possibile rinascita di questi territori.
L'impegno finanziario richiesto, significativo ma sostenibile per le finanze pubbliche, rappresenta un investimento strategico per la coesione territoriale e la sostenibilità del modello di sviluppo nazionale. Il contrasto allo spopolamento delle aree interne non è infatti solo una questione di equità territoriale, ma una condizione necessaria per garantire la tenuta complessiva del sistema paese, la valorizzazione delle sue risorse e la protezione del suo patrimonio ambientale e culturale.
L’impostazione di partenza nel redigere il Disegno di Legge nasce principalmente dall’analisi delle norme in vigore e del recente report del Piano strategico nazionale delle aree interne (luglio-settembre 2024) con una raccolta di opinioni e suggerimenti utili alla definizione del Piano, a cura del Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica e dal Formez. In particolare sono state analizzate:
D.L. 124/2023
Legge 158/2017 - Piccoli Comuni
Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017)
D.L. 34/2020 (Decreto Rilancio)
Il Piano strategico nazionale per delle aree interne, previsto dall’ art. 7 del D.L. 124/2023, vuole imprimere unitarietà e coerenza politica alla strategia nazionale per lo sviluppo dei territori interni garantendo la massima sinergia tra le risorse nazionali ed europee che confluiscono in quelle aree. Il documento definisce la governance, le priorità, gli obiettivi e le risorse delle Strategie d’area.
I partecipanti alla Consultazione oggetto del Report rispondono per conto di una variegata platea di enti e organizzazioni. E’ proprio dall’analisi della platea dei partecipanti che è scaturita l’idea di una Consulta dei giovani delle aree interne (art.25) che dovrebbe assumere il ruolo primario delle operazioni di consultazione e anzi, entrare direttamente nella Cabina di regia per il coordinamento degli interventi nelle aree interne, istituita nel 2023con il decreto - legge n. 124 (“Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione”).
Oltre alla maggiore partecipazione giovanile nel processo decisionale, i relatori hanno condiviso in modo particolare alcune conclusioni del Report: la forte necessità di semplificazione dei processi e di digitalizzazione degli stessi e l’esigenza generalizzata di avere a disposizione maggiori risorse per favorire lo sviluppo economico ed il potenziamento dei servizi essenziali nelle aree interne.
ANALISI DEL CONTESTO
Una volta analizzati i dati del Report e le finalità della SNAI i relatori si sono rivolti all’analisi dei dati statistici relativi alle aree interne. Le ricerche si sono concentrate in particolar modo sulle Dinamiche demografiche e socio-economiche e sulle carenze infrastrutturali e di servizi.
I dati ISTAT più recenti evidenziano come nelle aree interne l'indice di vecchiaia (rapporto tra popolazione over 65 e popolazione 0-14 anni) sia pari a 217, contro una media nazionale di 187. Il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) è costantemente negativo, con valori che in alcune aree superano il -15‰ annuo.
Lo spopolamento si accompagna a un progressivo indebolimento del tessuto economico locale. Negli ultimi 15 anni, le aree interne hanno registrato una contrazione del numero di imprese attive L'agricoltura, che tradizionalmente rappresentava il settore trainante di queste economie, ha visto una riduzione della superficie agricola utilizzata (SAU) di oltre il 20% nell'ultimo ventennio.
I dati dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani mostrano come la spesa pubblica pro-capite per servizi nelle aree interne sia inferiore del 15-20% rispetto alla media nazionale, con picchi negativi particolarmente accentuati nei settori della sanità e dell'istruzione.
Un'analisi condotta dall'Agenzia per la Coesione Territoriale ha rilevato che nelle aree interne il 42% della popolazione risiede a più di 30 minuti di distanza dal più vicino ospedale dotato di pronto soccorso. Il tempo medio di percorrenza per raggiungere un ospedale DEA di I livello è di 42 minuti, contro i 15 minuti delle aree urbane.
In ambito scolastico, il 35% dei comuni delle aree interne non dispone di scuole primarie nel proprio territorio, mentre il 61% è privo di scuole secondarie di I grado. Il fenomeno delle pluriclassi interessa il 27% delle scuole primarie delle aree interne, con evidenti ripercussioni sulla qualità dell'offerta formativa.
Successivamente ci si è rivolti agli obiettivi dell’Agenda 2030 che promuovono la riduzione delle disuguaglianze territoriali e che si riflettono anche nelle strategie per le aree interne.
La fase che ha però scosso le coscienze dei giovani relatori è arrivata nel momento in cui sono stati analizzati i Principi fondamentali della nostra Costituzione. Ci si è resi conto che molti dei valori in essa contenuti, sono stati sistematicamente disattesi nei confronti degli abitanti delle aree interne.
La fase di ricerca successiva ha riguardato i dati statistici nazionali. In particolar modo è stato analizzato un documento dell’Istat “LA DEMOGRAFIA DELLE AREE INTERNE: DINAMICHE RECENTI E PROSPETTIVE FUTURE” pubblicato il 29 luglio 2024.
STATISTICA-FOCUS-DEMOGRAFIA-DELLE-AREE-INTERNE_26_07.pdf
Molti spunti di riflessione sono nati però da un'analisi statistica condotta all'interno della scuola di appartenenza. Sono stati analizzati i dati relativi agli iscritti alle quinte classi del Liceo Scientifico "Giovanni Paolo I" di Agnone, nel periodo 2000-2020.
I dati sono stati ancora più crudeli di quelli rilevati dalle statistiche nazionali. Ad un continuo decremento del numero degli iscritti (circa 60% in meno nel periodo), indicatore dello spopolamento e della denatalità, si unisce il dato sconfortante della percentuale di giovani che restano nel luogo di origine. Quasi l'80% dei ragazzi ha lasciato il proprio paese per motivi di studio o di lavoro e non è più rientrato.
Nella coscienza dei relatori è prevalso un sentimento di sconforto con la consapevolezza che le misure fin qui adottate non hanno portato a risultati tangibili. Il fenomeno dell'abbandono delle aree interne continua senza la pur minima percezione di una inversione di tendenza. Da qui è nata l'idea di proporre misure differenti rispetto a quelle fin qui adottate.
STRATEGIA DI INTERVENTO
Il disegno di legge propone un approccio integrato al problema dello spopolamento delle aree interne, intervenendo contemporaneamente sui fattori che ne determinano la perdita di attrattività. La strategia si articola quindi su sei direttrici principali:
1. Potenziamento dei servizi sanitari essenziali
L'accesso alle cure rappresenta un diritto fondamentale e un prerequisito per la permanenza della popolazione nei territori. Gli interventi previsti (potenziamento dell'emergenza sanitaria, telemedicina, incentivi per i professionisti sanitari) mirano a garantire standard assistenziali adeguati anche nelle aree più periferiche.
Uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato come la distanza dai servizi sanitari incida significativamente sugli esiti di salute: nelle aree interne la mortalità prevenibile risulta superiore del 7% rispetto alla media nazionale, con punte del 12% per le patologie tempo-dipendenti (infarto, ictus).
La previsione di incentivi economici e fiscali per i professionisti sanitari risponde alla crescente carenza di personale medico e infermieristico che affligge le aree interne.
2. Incentivi per la creazione di posti di lavoro
La carenza di opportunità occupazionali rappresenta il principale fattore di emigrazione dalle aree interne, soprattutto per la popolazione giovane e qualificata. Le misure previste puntano a incentivare l'insediamento di nuove attività produttive e la creazione di occupazione stabile.
L'esonero contributivo proposto, combinato con la riduzione dell'aliquota IRES, rappresenta un incentivo significativo per le imprese, con un costo opportunità per lo Stato ampiamente compensato dai benefici derivanti dalla creazione di nuova occupazione e dal contenimento dei fenomeni di spopolamento.
3. Sostegno alle famiglie residenti
Il costo della vita nelle aree interne, contrariamente a quanto comunemente ritenuto, non è necessariamente inferiore rispetto ai contesti urbani. In particolare, le spese per riscaldamento e trasporti risultano spesso più elevate, a fronte di redditi mediamente inferiori del 15-20%.
Le misure di esenzione fiscale sugli immobili residenziali, la riduzione dei costi energetici e gli incentivi per la riqualificazione edilizia mirano a rendere economicamente sostenibile la permanenza nelle aree interne.
4. Mobilità e trasporti
La mobilità rappresenta un fattore cruciale per la qualità della vita nelle aree interne. L'attuale modello di trasporto pubblico locale, basato su linee e orari fissi, risulta inadeguato rispetto alle esigenze di territori a bassa densità demografica.
Le soluzioni di mobilità flessibile proposte (ride-hailing, car-sharing, car-pooling) si ispirano a modelli già sperimentati con successo in contesti rurali europei che hanno consentito di ridurre l'isolamento delle comunità periferiche con costi significativamente inferiori rispetto al trasporto pubblico tradizionale.
5. Promozione del lavoro agile
Le misure previste (incentivi per i lavoratori, spazi di co-working, supporto alle aziende) mirano a intercettare questo potenziale, trasformando la perifericità delle aree interne da svantaggio a opportunità. L'esperienza di iniziative quali "South Working” ha dimostrato come il lavoro agile possa rappresentare un efficace strumento di ripopolamento, con benefici sia per i lavoratori (qualità della vita, costo dell'abitazione) che per le comunità locali (rivitalizzazione economica, contrasto allo spopolamento).
Un recente studio dell'OCSE ha stimato che ogni 100 lavoratori che si trasferiscono dalle aree urbane a quelle rurali in regime di lavoro agile generano un indotto economico locale equivalente a circa 1,5 milioni di euro annui, con la creazione di 12-15 posti di lavoro indiretti nell'economia locale.
6. Centri di aggregazione giovanile
La carenza di opportunità di socializzazione e crescita personale rappresenta uno dei principali fattori di emigrazione giovanile dalle aree interne. I centri di aggregazione previsti dal disegno di legge sono concepiti non solo come spazi ricreativi, ma come veri e propri hub di formazione, innovazione e sviluppo culturale.
Diario delle attività
12 FEBBRAIO 2025: divisione in gruppi, ognuno si attiva per la fase di studio preliminare.
Gruppo 1:
d’Onofrio Leonardo, Miscischia Simone, Scampamorte Lorenzo studio sull’incompatibilità delle aree
interne con i principi della costituzione
Gruppo 2: d’Ascenzo Manuel, Diana Chiara e Di Primio Francesca analisi dei dati statistici relativi alle condizioni socio-economiche e demografiche delle aree interne,
Gruppo 3: Di Filippo Manuel, Pannunzio Emiliana, Petitti Giorgia analisi dei dati statistici locali riguardanti il flusso migratorio sugli studenti della comunità.
13 FEBBRAIO 2025: i relatori si dedicano allo studio delle normative esistenti in materia.
Gualtieri Francesca e Monaco Gina si occupano della strategia nazionale delle aree interne, Bartolomeo Chiara e Del Castello Isabella del decreto rilancio (DL 34/2020), Cacciavillani Claudia e Labate Ines della legge n. 158 del 2017 sui piccoli comuni, Di Pasquo Alex e Marinelli Amedeo del codice del D.L. Lgs 117/2017.
27 FEBBRAIO 2025: impostazione della relazione illustrativa.
20 MARZO 2025: inizio stesura dell'articolato del disegno di legge.
25 MARZO 2025: proposte per il piano di interventi.
31 MARZO 2025: analisi e riflessioni sui dati statistici rilevati.
3 APRILE 2025: approfondimento su agevolazioni fiscali, credito di imposta e detassazioni.
8 APRILE 2025: approfondimenti sulle linee di intervento da inserire nell'articolato.
d’Onofrio Leonardo e Miscischia Simone relazionano sugli articoli sullo smart working, Di Filippo Manuel, Diana Chiara e Scampamorte Lorenzo relazionano sugli articoli sui centri di aggregazione, d’Ascenzo Manuel, Di Primio Francesca e Serafini Letizia relazionano sugli articoli sui trasporti, Pannunzio Emiliana e Petitti Giorgia relazionano sugli articoli sui servizi essenziali e sulla sanità.
10 APRILE 2025: pubblicazione della relazione illustrativa e del testo del disegno di legge
DAL 14 AL 16 APRILE 2025: Presentazione degli emendamenti
18 APRILE 2025: Votazione degli emendamenti